HIKIKOMORI: IL MONDO IN UNA STANZA

Negli scorsi anni, si è sentito parlare sempre più spesso del fenomeno degli hikikomori, che poi pian piano si è allontanato dall’attenzione mediatica, come succede sempre. Ma cos’è un hikikomori? E se lo fossi anche tu? Cercherò di fartelo capire con questo articolo.

Che cosa NON è un hikikomori

Sfatiamo subito alcuni dei miti più comuni: l’hikikomori NON E’ un internet-dipendente. Molto spesso si associa la concezione di hikikomori con quella di una persona che sta sempre chiusa in casa perché dipendente dal web e dai device elettronici. Non è così. Un hikikomori può effettivamente passare molto tempo su internet e sui social, al punto da sviluppare una dipendenza, ma questa non è che una conseguenza del passare tutto il tempo in casa. Esistono moltissime persone che sono internet-dipendenti ma che NON sono hikikomori. E’ perciò un’associazione, questa, da sradicare immediatamente.

L’hikikomori NON E’ uno “sfaticato”. Anche qui, troppe volte si sente dire che l’hikikomori è una persona che non ha voglia di lavorare, di mettersi in gioco, di uscire di casa e di cavarsela da solo. Si tratta, chiaramente, di una definizione sbrigativa e ottusa, coniata da chi non conosce minimamente l’argomento, ma che attecchisce perché, soprattutto nella società occidentale odierna, chi passa tutto il tempo in casa viene subito etichettato come “sfaticato” o “scansafatiche“, senza nemmeno voler approfondire le ragioni per cui passi effettivamente tutto quel tempo chiuso in sé stesso.

Che cos’è un hikikomori

La parola hikikomori è formata da due parti: hiku, che significa tendere, e komoru, che significa ritirarsi. Infatti, gli hikikomori sono quelle persone che, per propria scelta, si isolano, si ritirano appunto, rinchiudendosi in casa ed evitando qualunque contatto con la società. Il termine è stato coniato nel 1998 da Tamaki Saito, uno psicologo e antropologo giapponese. Il fenomeno ha cominciato a diffondersi in Giappone dagli anni ’90, dopo la crisi economica che si è verificata in Asia tra il 1997 e il 1998.

L’hikikomori, molto semplicemente, è una persona che non vuole avere nessun tipo di contatto con la società, e per questo motivo decide di rinchiudersi in casa, quasi sempre nella propria camera. Non esce mai, tranne di notte, quando non c’è nessuno e può quindi circolare per casa indisturbato.

Le cause

A questo punto la domanda sorge spontanea: ma come si arriva a questo? Come si diventa hikikomori? Essendo un fenomeno nato in Giappone, il governo giapponese ha varato alcuni criteri per far sì che una persona si possa definire hikikomori:

1): deve aver smesso di ANDARE A SCUOLA O AL LAVORO;

2): deve aver passato in reclusione almeno 6 MESI CONSECUTIVI;

3): deve aver iniziato l’auto-reclusione PRIMA DEI 30 ANNI D’ETA’.

Le cause per cui un individuo diventa hikikomori sono quasi sempre le stesse: non riesce a reggere il peso della società e degli obblighi imposti dalla stessa. Infatti questo fenomeno nasce in Giappone proprio perché in Giappone la società preme moltissimo sull’individuo: ci sono test difficilissimi anche solo per entrare alle elementari, perché la concezione è che, entrando in un’ottima scuola elementare, si entretrà in un’ottima scuola media, poi in un’ottima scuola superiore, poi in un’ottima università e, infine, in un ottimo posto di lavoro.

Le soluzioni

Ma c’è un modo per aiutare ‘sti hikikomori? Secondo Hikikomori Italia, l’associazione che si occupa del fenomeno nel nostro paese, i comportamenti da tenere nei loro confronti sono:

RICONOSCERE LA SOFFERENZA. E’ importante, in primis, non sminuire il disagio provato dagli individui hikikomori, ma, al contrario, immedesimarsi, empatizzare con loro e mostarsi disponibili all’aiuto;

ALLENTARE LA PRESSIONE. L’hikikomori vede nella propria stanza o abitazione un luogo sicuro per rifugiarsi dalle pressioni sociali; perciò, non si deve assumere, nei suoi confronti, un atteggiamento che possa essere visto come un’ulteriore pressione o conflitto da cui fuggire;

CERCARE IL CONFRONTO. L’evitare di far pressione di cui sopra, ovviamente, non deve precludere un’insistenza al confronto col soggetto hikikomori. Naturalmente questo confronto deve essere finalizzato non a manipolare le sue intenzioni, ma a farlo riflettere sul problema.

-SPEZZARE LA ROUTINE. Gli hikikomori si rifugiano in una routine rigida e solitaria, che dà loro sicurezza: per questo, è importante cercare di proporre loro attività che li aiutino a rompere questi schemi e a uscire dall’isolamento.

FOCALIZZARSI SUL BENESSERE. Oh, ma in tutto ciò… Ci ricordiamo perché aiutiamo gli hikikomori? Lo scopo di dare sostegno a questi soggetti non è quello di re-inserirli nella società o far loro riprendere la carriera lavorativa o scolastica che hanno interrotto, ma quello di AIUTARLI A STAR MEGLIO con sé stessi e con gli altri. Questo obbiettivo va tenuto a mente durante tutto il percorso.